Chris Cornell – You Never Knew My Mind
Uno dei pilastri della musica e della voce del rock degli ultimi decenni (Soundgarden, Audioslave, carriera da solista…) e decisamente un articolo pilastro di questo blog, oggi dedicato a Chris Cornell, leggenda già da vivente, leggenda viva per sempre.
Il brano scelto oggi è tato anche l’ultimo suo lavoro, tratto da una poesia di Johnny Cash, che aveva influenzato molto la sua produzione e il suo stile fin dall’inizio – ancora ai tempi in cui, giovani, i suoi amici neanche lo conoscevano.
Sensibilità sopraffina, voce diventata col tempo in grado di ridare vita anche alle canzoni dimenticate, poesia profonda fatta persona – l’ingrediente che gli permise di rendere vibranti ogni nota, ogni cover, ogni verso, come potesse espandere il loro significato su svariate dimensioni e chiavi di lettura. Questo può la voce, la voce di Chris Cornell.
E pensare che aveva iniziato come batterista, la star di Seattle, arrancando lungo una giovinezza davvero difficile, ultimo di molti fratelli, tra un lavoro da sguattero e uno da servo e svariate cadute nella droga – lui come tutti quelli della sua età e del suo ceto sociale. In una Seattle ben poco riconoscente ai propri talenti musicali – tanto che qualunque band arrivasse da fuori rubava per default la scena.
La prima band di Chris Cornell fu formata dagli stessi membri che poi divennero Pearl Jam, e dall’amico Andrew Wood. Il senso di appartenenza alla rock band di allora e poi a quella che divenne Soundgarden fu la fune che lo trasse fuori dal fango, verso le vette della bellezza di cui era capace.
Traggo da questo splendido articolo di Rolling Stone sulla sua vita (articolo che consiglio) i brani che seguono, prima di lasciarvi con questa poesia di Johnny, che il figlio stesso ha desiderato fare incidere in un album dedicato a suo padre: “Forever words”, a cui hanno partecipato amici di Cash come Wille Nelson, Kris Kristofferson a fianco di artisti come Elvis Costello, John Mellencamp e Robert Glasper.
“Interpretato da Chris Cornell quattro mesi prima della sua morte, il testo assume un altro significato. Una richiesta di aiuto, l’egoistica rivendicazione della sofferenza che spesso accompagna un gesto assurdamente estremo come il suicidio, o forse solo un canto di rassegnazione al buio che lo inseguiva da sempre, che gli ha regalato tanta arte ma ha finito per inghiottirlo:
“Ci sono stati tempi felici e molte risate
In cui tu sentivi di aver capito tutto
Eravamo spensierati, aperti e sinceri
Innamorati, semplici, gentili e veri
E immagino tu non abbia mai avuto dubbi
Sul fatto che tra di noi andasse tutto bene
Ma non hai mai conosciuto davvero la mia mente.”
“Con l’album Higher Truth uscito nel settembre del 2015 aveva trovato una nuova identità da cantautore distillando la sua musica all’essenza, al suono della sua voce pura intrecciata al quello della chitarra acustica. Come ha raccontato lui stesso: «Sono motivato a farmi ispirare dalla malinconia».
Non c’era più solo rabbia e potenza. «Comincio a capire Neil Young: va in tour con i Crazy Horse, poi fa concerti da solo con sette chitarre acustiche. Ha perfettamente senso. Non sta cercando di scoprire chi è perché lui è tutte quelle cose insieme».
Nell’ultima intervista mai rilasciata in Italia, prima di un concerto perfetto al Teatro Arcimboldi di Milano, Chris Cornell ci aveva spiegato la riscoperta della sua identità artistica come una rivelazione: «Fino ad oggi ho sempre cercato di evitarla, come se volessi fuggire da me stesso. Ora ho capito che sono tutte le mie influenze messe insieme, io sono la voce».”
L’ultima sua interpretazione, poche ore prima del gesto fatale, al Fox Theatre di Detroit, fu In My Time of Dying dei Led Zeppelin. Evidentemente, un segreto saluto a tutti.
YOU NEVER KNEW MY MIND – Non hai mai conosciuto la mia mente
So che senti il modo in cui cambio,
ma non puoi cambiare il modo in cui mi sento.
A volte sono un estraneo per te, unico nel suo genere.
E penso che in qualche modo ce la farai, anche se non sai come prenderla.
A volte sei un’estranea per me, unica nel suo genere.
Ci sono stati tempi felici e molte risate
In cui tu sentivi di aver capito tutto
Eravamo spensierati, aperti e sinceri
Innamorati, semplici, gentili e veri
E immagino tu non abbia mai avuto dubbi
Sul fatto che tra di noi andasse tutto bene
Ma non hai mai conosciuto davvero la mia mente
Il mio silenzio custodisce i segreti quando rispondo ma non rispondo
Non mi hai visto abbastanza bene da riconoscere i segni
Non volevi accorgerti o sapere che era finita
Non ti ho visto abbastanza bene da riconoscere i segni
Ci sono stati tempi felici e molte risate
In cui tu sentivi di aver capito tutto
Eravamo spensierati, aperti e sinceri
Innamorati, semplici, gentili e veri
E immagino tu non abbia mai avuto dubbi
Sul fatto che stavamo bene insieme
Poi hai visto i cambiamenti dolorosamente
E lo sapevi, non hai mai conosciuto veramente la mia mente
E suppongo che tu non abbia mai dubitato che stavamo tutti bene insieme
A volte sono un estraneo per te
E a volte sei un’estranea per me
A volte, forse sempre
Non hai mai veramente conosciuto la mia mente
Non ho mai conosciuto la tua mente
Sonia Serravalli – La vostra scrittrice trasformista.
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