Guido Monaco o Guido d’Arezzo (nacque fra il 990 ed il 1000 e morì intorno all’anno 1050) è un personaggio italiano che tutti dovremmo conoscere, perchè fu lui ad inventare le 7 note musicali. Il luogo di nascita è una questione disputata tra diverse città: sono spesso indicate infatti Arezzo, Ferrara, Pomposa (FE), Talla (AR). Quest’ultimo, un piccolo paese del casentino sembra il più accreditato. Ma una cosa è sicura Guido Monaco visse gran parte della sua vita ad Arezzo e nel suo contado.
Il monaco benedettino insegnava musica ai suoi confratelli ma i metodi assolutamente innovativi da lui ideati e attuati per l’insegnamento della musica finirono col diffondere invidia e malumori nel monastero; soccorse in suo aiuto il Vescovo di Arezzo Teobaldo, che gli assicurò protezione e a cui il monaco dedicò uno dei suoi scritti: il Micrologo. La protezione del prelato gli consentì di terminare gli studi arrivando alla definizione della notazione musicale. E con questa invenzione rivoluzionò il modo di insegnare, di comporre e tramandare la musica.
Sono pochi i percorsi di viaggio conosciuti intrapresi da Guido Monaco; fra questi ci fu senz’altro la tappa all’Abbazia di Pomposa in provincia di Ferrara da dove però fu costretto presto ad andarsene. Visse inoltre ad Arezzo, chiamato dal Vescovo Teobaldo, città che, pur non avendo una abbazia, aveva una crescente scuola di canto. Guido Monaco arrivò persino a Roma tra il 1030 e 1032 per sottoporre al Santo Padre i suoi nuovi metodi. Giovanni XIX ne rimase così colpito che si mise a cantare seguendo la scrittura che Guido Monaco gli indicò nel suo antifonario. Guido aveva usato le sillabe iniziali dei versi dell’inno a san Giovanni Battista di Paolo Diacono per denotare gli intervalli dell’esacordo musicale:
(Latino/Italiano)
«Ut queant laxis
«Affinché possano con libere
Resonare fibris
voci cantare
Mira gestorum
le meraviglie delle azioni
Famuli tuorum
tue i (tuoi) servi,
Solve polluti
cancella dal contaminato
Labii reatum
labbro il peccato,
Sancte Iohannes»
o san Giovanni»
Da esso derivarono i nomi delle note Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si. La settima nota “Si” venne coniata nel 1482 da Bartolomeo Ramis che rimanendo fedele al modello del Monaco Guido inventò la sillaba unendo la S di Sancte alla I di Iohannes. Mentre il Do venne introdotto nel Cinquecento dal compositore Giovan Battista Doni, che si appropriò della scala di Guido Monaco e sostituì l’ut con la prima sillaba del suo cognome.
Prima di Guido gli antichi non conoscevano una notazione musicale; ci si limitava ad indicare i suoni della scala diatonica con le prime lettere dell’alfabeto. Nel Medioevo, a causa della crescente difficoltà nel memorizzare melodie sempre più lunghe ed articolate, nacque l’esigenza di “notare” sopra il testo da cantare con alcuni segni (detti neumi) che aiuitassero i cantori a ricordare la direzione (ascendente o discendente) della linea melodica. Fu così che si arrivò alla nascita del tetragramma (inventato da Guido Monaco o Guido d’Arezzo).
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